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Informazione sulla idea portante del convegno

Gruppi tra culture e mondi
angoscia - speranze - visioni

Il DAGG è l' associazione principale in Germania per i metodi di gruppo (terapia di gruppo e dinamica di gruppo) con una fondazione scientifica ed empirica. Associazione di terapia di gruppo internazionale sostengono l'accademia nella sua realizzazione (IAGP, ÖAGG, COIRAG, AEP). Per la sexta volta l'accademia estiva collega la teoria e la prassi dei metodi di gruppo. Quattro modelli di terapia di gruppo e di lavoro di gruppo si incontreranno a Granada: la psicoanalisi, la dinamica di gruppo, lo psicodramma e la terapia comportamentale. Insieme allo scambio d'opinione che emana dalle culture delle diverse scuole di psicoterapia avrà luogo un altro scambio culturale a livello internazionale tramite gli avvenimenti paralleli dei colleghi spagnoli, inglesi, tedeschi, italiani e di altri paesi. La contemplazione attiva e l'incontro formano l'essenza della cultura condivisa del gruppo e interrogano la "tirannia delle differenze" della lingua, dei differenti metodi e culture alla ricerca di un significato. Nell'epoca di convergenza e divergenza dei metodi, Granada - come luogo di disputa e come modello storico - introduce in questo convegno l'idea di una coesistenza pacifica di mondi e culture tanto come la sua fragilità e vulnerabilità.

Direzione dei gruppi internazionali

Con orientamento psicodrammatico junghiano:
Dr. Wilma Scategni/Torino, Prof. M. Gasseau/Torino
Con orientamento psicodrammatico e analitico : Dr. G. Saez/Granada, Dr. J. Fonseca/Sao Paolo
Con orientamento psicodrammatico: Dr. J.-A. Espina-Barrios/Valladolid, Dr. N. Navarro/Salamanca
Con orientamento psicodrammtico sistemico: Dr. P. Poblaciòn/Madrid, Dra. Elisa Barberà/Madrid,
Con orientamento dinàmico e analìtico: Dr. I. Krafft-Ebing/Vienna

Direzione degli altri gruppi

Con orientamento analitico: Dr. E. Ardjomandi/Göttingen, Dr. R. Scholz/Münster
Con orientamento psicodrammatico: B. Legeler/Zweesten
Con orientazione dinàmica: J. Huber/Berna

Temi del convegno

Identità transculturale: Amore ed Oddio,
Potere e Impotenza nei Gruppi
Dr. Pablo Poblaciòn-Knappe - Membro Honorario AEP

Identità transculturale: Competenza Transculturale
per Individue, Gruppi ed Organizzazione
Jakob Huber, Berna, Allenatore Dinamica di Gruppo

Identità transculturale: Il sogno del amore
e del potere nella culla delle culture
Dr. Wilma Scategni/Torino, Analista junghiana

Identità transculturale: Tra Mondi: Esperienze del
analisis dei gruppi con giovane migrante
Prof. Elisabeth Rohr/Frankfurt, Analista di Gruppo

Identità transculturale: L` Amore Universale e la
Rinuncia al Potere: una Illusione inter-culturale?
Prof. Dirk Revenstorf/Tübingen, Terapia Comportament. e Hypnoterapia

Rapporto del IV Convegno

GRANADA
TRA MONDI E CULTURE
ANGOSCIA SPERANZA VISIONI

"Tirannia delle differenze" della lingua, dei differenti metodi e culture alla ricerca di un significato.

ANGOSCIA E SPERANZA PER LO STRANIERO
DESIDERIO E REALTÀ SOCIALE. L'ALTRO… SPAZIO PUBBLICO E PRIVATO.
SE L'ONORE E TOCCATO …IL MASCHILE NELLA COMPARAZIONE TRANSCULTURALE
NIENTE E COME PRIMA… LA SICUREZZA DELL'INSICUREZZA DOPO IL 11 SETTEMBRE
EUROPA E IL LONTANO EST. PSICOTERAPIA NELLO SPECCHIO DELLE CULTURE.

Arrivare a Granada e cercare in questo simbolo del melograno (granada), frutto dove stano contenute tutte le possibilità.
Melograno che Plutone il dio degli inferi dà a Persefone perché lei possa tornare. Lei lo mangia e in quel mangiare fa cosciente un nuovo stato, fa suo il simbolo, lo interiorizza e mangiandolo sa che li dentro si trovano tutti i semi degli incontri per creare.
E adesso può andarsene perché dentro sa che tornerà. E può andare e tornare come andremo e torneremo da Granada.
Ed in Granada accettiamo quello che ci da ogni uno, quello che viviamo con l'altro perché quello anche e nostro, dentro si trova quella parte di noi che ha empatia con l'altro e li ci permettiamo essere seminati da quello che c'è li fuori per creare insieme e ci rimarrà il ricordo della fecondazione che ci darà il sentimento che ci permetterà tornare, tornare a Granada e anche tornare a quel posto dentro di noi dove si trovano tutte le possibilità.
Ed all'inizio ci differenziamo, ci distinguiamo ognuno con il suo segnale d'identità concreta, quella che ci definisce come persone dentro una struttura sociale, uomo, donna, giovani, adulti, che vivevano in coppia, che non avevano coppia, e anche quelli che avevano una coppia e che solo condividevano qualche giorno della settimana, magari quest'ultimo modo d'incontro ci sta dicendo che per adesso non possiamo essere totalmente insieme.
E per trovarci in un altro modo iniziamo ad annusarci, scoprire l'altro per il suo odore, odori che piacevano, adori che ci avvicinavano e odori che ci allontanavano ed iniziavamo a trovare un altro senso.
Qualcuno ha detto che sentiva tanti profumi ma pochi odori. E questo mi ha fatto pensare in tutte le maschere che mettiamo davanti … ma anche a pensare che aldilà dei profumi ogni uno mette la sua parte e lo stesso profumo si percepisce diverso in ogni persona… e aldilà del profumo rimane l'odore de la nostra identità.
E tornano le immagini, l'incontro tra diverse culture guardando il mare che ci trasporta verso altre terre, il mare che ci unisce e il mare che ci allontana, il mare che può portarci verso altre terre, verso quel lontano che ci attrae.
E la difficoltà di comunicare verbalmente e la possibilità di poter alimentarci attraverso l'incontro con quel mediatore straniero, con quello fuori del gruppo che ci portava l'alimento e dopo nella spiaggia strana, straniera trovarci con i bambini che pescavano e di nuovo l'alimento condiviso e quello che ci permette comunicare.
Poter tornare ad essere bambini per trovare l'alimento, poter tornare a giocare per poter alimentarci.
E il maschio che si fa pesce per poter vivere in quello spazio di pesce l'angoscia di essere pescato dal bambino e sacrificarsi (sacrificio atto che si fa sacro) e trasformarsi dentro dal bambino, essere pescato e trasmettere all'uomo informazione del mondo profondo dell'inconscio.
E lo straniero mangiando in compagnia (compagno = condividere il pane) il pane e il pesce con i bambini.
E potere comunicare aldilà delle parole, comunicarsi attraverso dell'atto e magari iniziare a comprendere che molte volte quando tentiamo solo di capire ci perdiamo di vivere l'esperienza e di trovare un senso più ampio.
E poter tornare ad essere bambini. Solo tornando ad essere bambini troveremo il regno dei cieli……
E appaiono delle parole del mattino. L'ESTRANEO DEFINISCE LA POSSIBILITÀ.
E quando ci disponiamo all'estraneo appare la possibilità e quando cerchiamo un altro modo d'incontro piano piano va via la paura.
E dopo… la distruzione e la costruzione di qualcosa di nuovo, qualcosa che nasceva della distruzione, e un foulard rosso da dove nasceva il nuovo, il nuovo che appariva dal caos, e la morte come possibilità di rinascita.
Dicono che quando uno deve scegliere un cammino, fare un'elezione ci sono dei folletti che si occupano di trasformare tutto ciò che non serve per usarlo di un altro modo e rinascere, e in questa scena nasce del rosso, il rosso simbolo del sangue da dove viene la vita, il sangue che ci accompagna nella nascita, il sangue del ciclo femminile che marca i fini e gli inizi, i cicli definiti per il sangue.
Il sangue naturalmente versato per il femminile ogni mese e il sangue versato per che la vita possa essere di nuovo.
Dicono che il maschile versa il sangue nelle guerre perché è un modo di avvicinarsi al femminile.
Possiamo dire che quando non esiste un riconoscimento del sangue femminile, si produce un violento rituale maschile di versamento di sangue nella guerra. Como si effettivamente si trattasse di una cruenta battaglia. Le aggressive società maschili competono con le donne per determinare quale sesso versa il sangue più sacro. La guerra è la risposta maschile alla capacità femminile di dare vita e mestruar, tutti sono riti di versamento di sangue.
I riti femminili danno vita mentre questo rito maschile solo provoca morte. The great cosmic mather. La mujer sabiaJudy Hall.

Ed al pomeriggio ci siamo messi in cerchio e nel centro quattro donne sedute e varie sedie vuote e lo spazio vuoto in centro dove qualcuno ha detto … manca il morto.. e quel morto girò in torno al gruppo apparendo e sparendo.
E ricordo la scena del maschio in alto e da quel posto era tirato dalla moglie, dalla figlia, dal lavoro e dal dovere, tutti i doveri e l'angoscia di quel dover fare che allontana, separa ogni parte… e l'incontro con suo padre e il condividere il cibo con il padre.
Rituali di cibi condivisi con i nostri morti che hanno provocato pianto e riflessioni e di nuovo il cibo, il cibo condiviso in compagnia dei nostri morti, quelle parti che erano rimaste li in qualche momento della nostra coscienza e che avevano bisogno di essere riconosciute per tenere un incontro diverso e per ricordare ed essere rialimentati per rinascere con un'altra coscienza.
Parole, emozioni, sensazioni e piano piano tanta angoscia trasformandosi in un filo di speranza un fino filo di speranza che ci portava verso una nuova visione delle cose.
E quel ricreare scene e ricordare parole dove il femminile era sacrificato magari senza darle il senso di sacralità, era un sacrificio senza senso e le immagini delle donne con la testa su, il corpo davanti guardando la terra come se guardando la terra, potessero trovare di nuovo il senso.
E la scena della famiglia straniera che tornava al paese straniero dove aveva vissuto, e non poteva integrarsi… c'era tanta distanza tra il maschile d'oriente e il maschile d'occidente, tra la donna d'oriente e la donna d'occidente, e l'angoscia del bambino in mezzo alla situazione, l'angoscia di non sapere verso dove andare, perché lui teneva altre possibilità, tutto il cammino davanti
C'è stata una scena di pomeriggio VOGLIO AVVICINARMI MA DEVO SEPARARMI .. E la contraddizione tra il desiderio primitivo e basico e naturale d'unione e la tradizione e i mandati che ci portavano a volere seguire sostenendo quello che conoscevamo aldilà di noi stessi.
E' come si a volte fossimo abituati a vivere con cinque gradi e moriamo di freddo e quando arriva la possibilità di vivere con 20, non lo accettiamo e torniamo al conosciuto. A morire di freddo ma sicuri in quello che conosciamo.
Ed appare la storia dell'onore. Quando uno compie un carico onorifico è un carico dove non si riceve paga, non c'è uno scambio concreto in relazione con quello che si da… la paga è qualcosa di soggettivo, la paga è l'onore di compire il lavoro…
Faccio una riflessione con altre situazioni e quel curare l'onore della famiglia, le antiche situazioni d'onore dove qualcosa è rimasta detenuta, congelata attraverso della struttura che ci portava a compiere, ma che non si è potuto ridefinire il senso di quell'onore con il passo del tempo, con il cambiamento della coscienza dell'uomo.
E le scene dove è apparso il morto, qualcuno era morto ed era morto quando andava all'incontro del suo amore, ed è morto perché l'onore di una famiglia non poteva essere macchiato con un amore con un estraneo.
E l'indovina che leggeva le carte sotto il foulard rosso, sotto quel rosso simbolo del sangue che doveva trasformare e non uccidere… e la vecchia saggia che anticipava, la vecchia saggia intuizione femminile che poteva sentire quello che arrivava.
E l'uomo difendendo l'onore della famiglia, uccide la possibilità dell'amore, della trasformazione. Appare la paura, si trovava in pericolo la tradizione, la struttura e adesso non poteva lasciar passare niente, niente di nuovo poteva arrivare e si doveva controllare la situazione perché tutto continuasse nello stesso modo.
Ma niente può continuare uguale, tutto e un costante ciclo, dove tutto muore e rinasce ma in ogni morte nasce qualcosa di nuovo e quello sarebbe il senso di tollerare l'estraneo, lo straniero a noi per poter vivere una rinascita.
E i sogni condivisi, l'incubazione di sogni dove in quello spazio contenitore del gruppo abbiamo condiviso quello che è arrivato dall'inconscio e incubando come la gallina lasciamo nascere storie e ci rendiamo conto come il sogno di uno si trova contenuto nel sogno del altro.. ce una storia jasidica che racconta che un uomo sempre ripeteva lo stesso sogno… in una piazza in un posto lontano trovava un tesoro.
Prende soldi e inizia il viaggio verso quel posto, arriva alla piazza e inizia a scavare cercando il tesoro.
Arriva il custode della piazza e gli dice: - qui non si può scavare..
e l'altro risponde… - Devo farlo, io ripeto un sogno dove trovo un tesoro in questa piazza…
E il custode della piazza gli racconta che anche lui ha un sogno che si ripete …. Dietro alla casa di un uomo di nome Giovanni, c'è una vecchia cucina e dentro c'è un tesoro…
L'uomo che si chiamava Giovanni torna alla su casa apre la cucina vecchia che nessuno usava e trova il tesoro.
I sogni di uno si trovano nei sogni degli altri e si possiamo condividerli e relazionarli ci permetteranno trovare delle risposte.
E le risposte apparivano, Patrizia Muratore. Costruire un altro senso d'appartenenza, Patrizia cui nome deriva dell'appartenenza alla patria, ad un padre ad una tradizione e magari il bisogno di essere una donna che può costruire la sua tradizione e la sua sicurezza cercando la sua verità.
E la verità è parte di una verità più grande è riffletere in relazione con la verità d'ogni uno possiamo avvicinarci alla VERITÀ.
Magari avviamo bisogno di riffletere in relazione con la verità femminile per potere costruirla di un modo diverso.
E il sogno dell'uomo nella caverna dove trova il libro della verità e adesso quelli che volevano giustiziarlo non potevano farlo perché lui aveva il libro.
E riflettere in relazione con il bisogno di accettare che le strane verità de gli altri ci possono dare un'altra possibilità e potere rimanere anche se non la condividiamo.
E il regalo di Manuela e José, la piramide con la coppia eternamente giovane che balla nel centro e le stelle brillanti che cadevano quando la mettevamo testa in giù
La piramide che cresce verso il cielo dove tutte le parti si fanno una quando arriviamo sopra… tutti uniti tornando all'unità e in centro loro, il maschio e la femmina eternamente giovani uniti in un'eterna danza dove loro giravano e giravano per avvicinarsi all'unità, quell'unità dalla quale veniamo e verso la quale torneremo.
E quella piramide porta la magia, ma la porta solo si possiamo capovolgersi, la testa verso la terra e i piedi verso il cielo, girarci come un guanto per poter vedere tutto da un altro angolo e poter vivere la magia attraverso una nuova visione delle cose.
E questa magia ci darà la possibilità di sentirci eterni, eternamente giovani come quello vergine che dobbiamo cercare in noi in ogni nuovo incontro in ogni nuovo giorno, in ogni nuovo istante.
Io mi trovo con te e cerco dentro di me quello che ha empatia con una parte di te e quello che mi unisce a te e vergine niente né nessuno è arrivato a quel posto… perché quel posto solo può essere a partire di noi due e adesso capisco che sono giovane quando posso trovarmi con te perché tu sei quel li fuori di me che mi permette sentire il vergine ad ogni istante.
E il pianto del maschio che non poteva trovare quella parte, il pianto per non potere trovare la coppia eternamente giovane.
E la musica ci ha dato un'altra possibilità d'incontro con le nostre storie…. E il cavallo che si trasformava in un cavallo pazzo che ci ha fatto cambiare la visione della storia e ci sentiamo trasportare verso altre storie e altri posti dentro degli stessi posti e ci siamo datti la svolta e abbiamo cambiato.
E l'ultimo sogno, l'ultimo sogno dove tutto il gruppo faceva una passeggiata per Granada e la donna che ci guidava aveva ucciso un uomo e lo aveva tagliato a pezzi e sotterrato in una torre e aveva messo sopra l'uomo cera e sabbia.
E la torre con quattro lati, ogni uno con un simbolo ed il quarto in dietro non si vedeva e non si sapeva che simbolo c'era.
Lei ci guidava per Granada allontanandoci della torre e tutti noi volendo conoscere la torre…. Ci avvicinavamo e lei ci allontanava fino a che la volontà del gruppo ci ha fatto arrivare alla torre e scoprire il suo mistero.
Lei aveva paura che si sentisse l'odore del morto… e gli odori che tornavano, l'odore dell'inizio che c'identificò e quest'odore della fine che ci guidava verso la scoperta.
L'uomo sotterrato nella torre…e noi visitando la torre.
E i simboli.
Davanti una vergine, alla destra della vergine una mezza luna simbolo dell'islam, a sinistra una chiave, e dietro l'incognita.
Quattro donne rappresentando quei simboli…. E in mezzo l'uomo tagliato a pezzi che scopriamo e aiutiamo a rinascere… e indietro scopriamo il simbolo del sole.. quel sole che invochiamo un altro giorno quando qualcuno ricordo una canzone…. E la luna busso alla porta del sole.
E la luna bussava la porta del sole… tutte quelle donne che si vedevano, che si trovavano li presenti in quei lati della torre e indietro nell'incognita il sole che doveva essere riconosciuto, bussata la sua porta perché uscisse.
E le parole di un maschio che se n'andava e diceva alla nostra guida PERO NON DIMENTICARE…
Non dimenticare, non dobbiamo dimenticare che quel maschio fatto a pezzi si trovava nella torre… quel maschio fatto a pezzi che iniziavamo a riconoscere quando quell'altro uomo nell'alto era fatto a pezzi simbolicamente di tutte le sue responsabilità e solo trovò un po' di tranquillità quando ha potuto condividere il cibo con suo padre morto… condividere con le nostre parti morti un nuovo alimento, cercare quello che piaceva alla nostra parte morta perché si animi e appaia un'altra volta.
E stavamo vedendo la rinascita del nostro maschile, stavamo ricomponendo come un puzzle quell'energia maschile che si trovava disfatta per tantissima responsabilità per tanti doveri ed onori che doveva sostenere ed è stata un'energia femminile che lo ha tagliato ed e stata l'energia femminile attraverso la guida di tutto il gruppo che lo ha trovato ed aiutato a rinascere.
E ricordare la torre di babele la torre costruita con mattoni e non con pietre, i mattoni sono fatti dall'uomo, sono costruzioni della nostra razionalità invece le pietre si trovano li e rimangono attraverso il tempo. Formano parte della natura e di Dio… se la torre si costruisce con pietre avrà il senso dell'anima… quando due anime, due pietre si uniscono nasce il fuoco lo spirito che ci da coscienza d'eternità se la costruiamo con mattoni la costruiamo con la nostra razionalità e potrà cadere.
E quell'uomo fatto a pezzi mi ricorda il mito d'OSIRIDE. Osiride sotterrato vivo in un baule e dopo fatto a pezzi e buttato al mare. Iside lo cerca dappertutto e ricompone il suo corpo, l'unica parte che non trova e il suo fallo che e stato mangiato da un pesce
La perdita del fallo s'incontra nella mitologia o nelle operazioni rituali simboliche. Essa corrisponde per l'uomo alla rinuncia ad esigere che la donna soddisfi i suoi bisogni sessuali ed emotivi come farebbe una madre e per estensione, corrisponde ad una rinuncia all'incoscienza paradisiaca, come quella d'Edipo, il sacrificio volontario della propria puerilità fa nascere nell'uomo una nuova facoltà spirituale. Nel mito, la perdita del fallo si traduce nella facoltà di unirsi alla dea.
Nell'esperienza dell'uomo moderno, si manifesta in un rinnovamento del potere d'amare, ma in un modo diverso questo nuovo amore non sarà la semplice ricerca di una soddisfazione, ma l'emozione di un essere che riconosce l'individualità dell'altro. La nuova facoltà nata dal sacrificio della puerilità, si potrà manifestare attraverso lo sviluppo di una personalità nuova e indipendente. (Esther Harding) IL CORPO NEI SOGNI JACQUES DE LA ROCHETERIE.
JUNG scrive a questo proposito che gli antichi e i primitivi che usavano i simboli fallici con gran liberalità non confusero mai il fallo simbolo rituale (feste d'Osiride in Egitto, Dionisio in Grecia) con il pene, la verga. Il fallo, in tutta l'antichità ha indicato la Manna Creatore, lo straordinariamente efficace, la forza fecondatrice e risanatrice, espressa in modo equivalente anche dal toro, dall'asino, dal melograno, dallo yoni, dal becco, dal lampo, dallo zoccolo di cavallo, dalla danza, dalla copulazione magica nei campi, dalla mestruazione e da una quantità d'altre cose analoghe. C.G.JUNG L'homme à la decouverte de son àme.. IL CORPO NEI SOGNI JACQUES DE LA ROCHETERIE.

Un altro rituale in relazione con OSIRIDE c'era uno che accadeva nel mese di novembre, vicino all'inizio dell'inverno, la gente pendeva lampade d'olio che ardevano tutta la notte fuori delle case.

Quest'illuminazione dalle case in una notte speciale dell'anno, suggeriva che la festa potessi essere stata la commemorazione non sola d'Osiride morto se no di tutti i morti in generale, in altre parole che potesse essere stata una notte d'anime (o di defunti) perché c'è una credenza che le anime dei morti visitano il suo antico domicilio in una notte dell'anno e in questa solenne occasione la gente si prepara per ricevere gli spiriti lasciando alimenti perché loro posano mangiare ed accendono lampade per guidargli nel suo ombroso cammino dal e verso il sepolcro. LA RAMA DORATA de FRAZER.

E ricordo un altro istante della mattina dell'ultimo giorno…. Chiudiamo gli occhi e siamo stati portati a metterci in contatto con il fiore, a sederci accanto al fiore ed a convertirci in fiore, a percepire la sua energia dalle radice, a sentire la carezza della rugiada, il calore del sole.
E magari dobbiamo disporci a sedere uno accanto all'altro e percepire cosa c'è nell'altro, com'è quell'altro, percepire dalla radice, dal più basico di quel essere accanto e dopo un tempo che ci sentiamo, poter andare all'incontro.
E penso all'incontro tra culture, tra tutte queste culture che mi portano a riffletere con il primo incontro, con quel basico e primario incontro tra il maschile e il femminile, e sento che lì c'è qualcosa, che dobbiamo lavorare e approfondire in relazione con questo incontro, con l'incontro tra questo maschile e questo femminile che bisogna ridefinire per trovare un vero incontro in tutte le aree della vita.
E riffletere in relazione con quella donna del sogno che aveva tagliato a pezzi il maschio e dopo con il gruppo tutti insieme avviamo potuto portarlo alla vita e alla fine del sogno NON DIMENTICARE.
Non dobbiamo dimenticare quell'altro maschio che diceva PERO NON DIMENTICARE…

Beatriz Borgeaud


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